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I portici di Bologna: camminare immersi in un sito Unesco

17 Giugno 2024

Newsletter a cura del WTE

I portici di Bologna: camminare immersi in un sito Unesco

Negli ultimi anni Bologna ha mosso passi decisivi per affermarsi come destinazione turistica. Aperta e accogliente per chi viene da fuori, ma anche attenta a preservare la sua autenticità: questo l’ha resa così apprezzata dai visitatori.
Tra i fattori che hanno contribuito a questa crescita vi è, senza dubbio, la sua apertura al dialogo internazionale e alla collaborazione tra territori. Bologna ha sempre avuto questi tratti nel suo DNA, forse per via della Via Emilia, l’antica strada romana che per millenni ha portato nuove persone e nuovi stimoli, o per via della sua Università, la più antica del mondo occidentale, che li ha coltivati per oltre nove secoli. Grazie a tutto questo, Bologna è diventata un centro di innovazione, una fucina di idee, una città dalla storia solida e antica ma allo stesso tempo dinamica e proiettata verso il futuro.

Ma Bologna è anche e soprattutto una città accogliente, dove tutti si sentono “a casa” ed è ancora possibile sperimentare la vera arte italiana del vivere bene. I Portici, iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2021, sono espressione di questa sua natura. I Portici non sono, infatti, solo un elemento architettonico, ma l‘espressione dell’identità locale: un vero e proprio salotto all’aperto, che abbraccia tutta la città, simbolo dell’ospitalità bolognese.

Bologna conta su un tracciato di portici di complessivi 62 km. A essere candidata e poi scelta non è, però, la totalità dei portici, ma una serie di 12 componenti che rappresentano, nel loro insieme, uno spaccato della varietà architettonica, storica e micro-geografica – con rappresentanza di parti del centro storico e di altri più periferici. Nel loro complesso essi costituiscono “un elemento identificativo della città di Bologna, sia dalla comunità che dai visitatori, e sono un punto di riferimento per uno stile di vita urbano sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civili e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrate”, si leggeva nella motivazione alla candidatura lanciata a gennaio 2020. Nella lista UNESCO rientrano i tratti di piazza Santo Stefano, i portici di via Zamboni, quelli di Strada Maggiore, l’edificio porticato del MamBO, i portici di Piazza Cavour e via Farini. E poi ancora il portico di San Luca – che con i suoi 4km è il più lungo al mondo-, i portici di Pavaglione e piazza Maggiore, la strada porticata di Santa Caterina, l’edificio porticato del quartiere Barca, il portico della Certosa, i portici del Baraccano e la strada porticata di Galliera.

I primi portici datano dall’XI secolo, quando iniziarono a essere edificati per prolungare la superficie degli edifici privati. Questo per rispondere all’esigenza di espansione di attività commerciali e artigiane, mentre nei secoli successivi il numero dei portici aumentò in modo esponenziale soprattutto grazie al forte incremento della popolazione dovuto all’arrivo di studenti e professori all’Università di Bologna, ma anche all’esodo dalle campagne.
Da ormai dieci secoli i portici sono un punto di ritrovo, aggregazione e socialità per i bolognesi e i visitatori, ed è proprio questo aspetto sociale e comunitario che contraddistingue questi spazi coperti, che nascono e rimangono tuttora di proprietà privata ad uso pubblico. Per questi motivi la comunità, ma anche i visitatori di Bologna, si sono sempre riconosciuti e riconoscono tutt’oggi l’elemento porticato come identificativo della città.
Per tutte queste ragioni la designazione dei portici costituisce un elemento innovativo: la scelta non riguarda un luogo specifico, ma un complesso architettonico che abbraccia tutta la città, dal centro all’area metropolitana per 62 km complessivi. È un patrimonio diffuso non solo dal punto di vista artistico, ma anche da quello socio-culturale: è un salotto all’aperto simbolo stesso dell’ospitalità bolognese.

Altro tratto distintivo dell’iscrizione è la dinamicità nel tempo: si tratta infatti dell’unico Patrimonio UNESCO diffuso al mondo che presenta componenti con datazioni molto diverse tra loro. L’elemento porticato del Treno della Barca, in periferia, è stato infatti edificato negli anni ’60, modernizzando così un concetto architettonico che caratterizza la città dal Medioevo. Inoltre, molti portici sono in fase di costruzione e altri saranno ristrutturati, rimodernati e costruiti in futuro. Un patrimonio che si è evoluto nel corso dei secoli e che continuerà a rinnovarsi.
Ma questa iscrizione non costituisce il primo riconoscimento da parte di UNESCO per la città di Bologna: nel 2006 è stata infatti dichiarata Città Creativa della Musica, prestigioso riconoscimento che celebra la ricca tradizione musicale e la vivace scena del presente.


L’appuntamento con il World Tourism Event for World Heritage Sites è a Genova dal 12 al 14 settembre 2024.
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