I Luoghi Unesco d’Italia | Turismo enogastronomico, Unesco e Strade: un’opportunità per il futuro.
Ne parliamo con Paolo Morbidoni, Presidente Federazione Nazionale Strade del vino, dell’olio e dei sapori.
Dietro a una bottiglia di vino e di olio, lo sappiamo bene noi italiani, c’è molto di più del prodotto. C’è storia, passione e tradizione; c’è l’impegno di piccoli produttori delle aree interne, la cui attività non ha solo risvolti economici, ma è presidio di tutela e sviluppo del territorio stesso. C’è un rapporto, consolidato nel tempo, tra uomo e natura che quel territorio ha contribuito a forgiarlo, rendendolo unico. In una parola, c’è una vera e propria cultura, capace peraltro di richiamare (pre Covid) milioni di turisti in tutto il mondo, alla ricerca di un’esperienza completa di visita.
Non è un caso, che l’Unesco abbia inserito nella WHL 13 aree vitivinicole dall’Italia al Portogallo, passando per la Francia, dall’Ungheria all’Austria e alla Germania, fino al Cile e agli Stati Uniti.
In Italia sono tre le aree vitivinicole già considerate Patrimonio dell’Umanità Unesco: le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in Veneto, i paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato e Pantelleria, con la sua tipica vite ad alberello pantesco.
Un riconoscimento importante, quello del brand Unesco, che se da un lato permette una valorizzazione internazionale, dall’altra richiama a una forte responsabilità.
Ne parliamo con Paolo Morbidoni, Presidente Federazione Nazionale Strade del Vino, dell’olio e dei sapori.
“In un momento in cui si parla molto di sostenibilità -spiega il Presidente Morbidoni- il “bollino” di paesaggio culturale Unesco, fondato su una filosofia radicale di “conservazione e manutenzione” della bellezza dei paesaggi e della cultura dei luoghi è un biglietto da visita internazionale di grande potenza comunicativa e valore simbolico. Una certificazione di “unicità” che oggi possono vantare solo tredici realtà al mondo, di cui tre in Italia, come detto. Nei prossimi anni -prosegue Morbidoni- ci giocheremo una partita decisiva con tante altre destinazioni enoturistiche nel mondo e queste eccellenze straordinarie – se saremo intelligenti – potranno trainare l’intero comparto enoturistico del paese. Uscire dal proprio “particolare” valorizzando le reti virtuose dei territori e delle imprese, strutturare un livello alto di accoglienza, comunicare in maniera intelligente -conclude- saranno tutti fattori decisivi per consolidare il ruolo dell’Italia come big player del settore.
Quali azioni o progetti avete per promuovere altri territori delle Strade a patrimonio dell’umanità?
Le sfide nascono dal basso e vanno sostenute. Un processo simile sta partendo in Umbria con la “fascia olivata Assisi Spoleto” e in altre regioni italiane, penso alla “pergola abruzzese” o alle terre della Malvasia Doc in Sardegna. Serve una grande sintonia e maturità degli attori pubblici e privati, per strutturare una proposta in grado di entrare nella “tentative list” nazionale e avere qualche chance di successo. Tuttavia è evidente che anche se gli sforzi non vanno sempre a buon fine il lavoro crea consapevolezza e la consapevolezza crea valore, buoni investimenti e cultura della salvaguardia. La filosofia Unesco della protezione di luoghi unici si può declinare anche in territori piccoli e piccolissimi, nelle aree interne, nei territori più marginali, dove il problema è oggi non solo quello della valorizzazione, ma del mantenimento della vitalità e di un minimo di economia.
Con il Patto di Spello, firmato a novembre 2020, la Federazione Nazionale Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, l’Associazione Nazionale Città del Vino, Associazione Nazionale Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino e dell’Olio si sono impegnati in un percorso comune verso lo sviluppo sostenibile, la diffusione di buone pratiche di gestione dei territori, la valorizzazione delle loro potenzialità turistiche quali strumenti di crescita economica e sociale e di miglioramento della qualità della vita. Propositi che ben si sposano con le finalità Unesco. Quali azioni concrete sono state realizzate o sono in programma?
Il “patto” è stato siglato a novembre scorso, con una grande consapevolezza di tutti i firmatari che io riassumo in questo concetto: “non domandiamoci cosa cambierà, ma cosa è cambiato già”. L’enoturismo italiano e più in generale tutto il segmento del turismo enogastronomico ha bisogno di un contributo di idee comuni che passi attraverso le reti che in questi venti anni hanno contribuito a farlo vivere. E parliamo delle centinaia di territori italiani e delle migliaia di aziende che hanno in tempi non sospetti avviato progetti, fatto investimenti, migliorato l’accoglienza, sviluppato idee innovative. Tutto questo noi vogliamo portarlo all’attenzione degli organi decisori, siano essi nazionali che regionali perchè, come detto prima, nei prossimi anni ci giocheremo un pezzo di futuro e non possiamo permetterci di coltivare ciascuno i propri orticelli. La sintonia politica si tradurrà in un “manifesto di punti” per l’enoturismo e oleoturismo italiano che vedrà la luce a breve e che rappresenterà il nostro contributo di idee e progetti per l’Italia.
Il tema sarà approfondito in occasione della prossima edizione del WTE for World Heritage Sites, a Padova dal 23 al 25 settembre prossimo.
Per ulteriori informazioni su modalità di partecipazione e adesione al Salone: www.wtevent.it